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Immagine del redattorediego tonello

ASH 2021: Antithrombotic prophylaxis in COVID patient. Less is more.


La malattia da COVID-19 si può complicare con distress respiratorio acuto grave e può associarsi ad anomalie emostatiche.


A fine ottobre 2020, il COVID ha infettato 44 milioni di persone, mietendo oltre 1.1 milioni di decessi nel mondo. Dal 5 al 20% del pazienti ha richiesto ricovero ospedaliero, di questi, il 5-15% ha necessitato supporto in terapia intensiva.


Il TEV associato al COVID sembra diverso: l’embolia polmonare coinvolge rami più periferici, con un carico trombotico inferiore, verosimilmente più legata ad una trombosi locale che ad una embolizzazione dagli arti inferiori.

La causa dell’ipercoagulabilitià non è ancora completamente chiarita, sembra maggiormente legata ad endotelite immuno-mediata.

La terapia anticoagulante non riesce proteggere fino in fondo dagli eventi trombo-embolici.

Gli score predittivi per determinare quali pazienti siano più a rischio di TEV non sono affidabili.

L’aumento del rischio trombotico si associa inoltre anche ad un aumento del rischio emorragico se il paziente viene anticoagulato..


L’ASH ha rivalutato le evidenze scientifiche attualmente disponibili per fornire delle raccomandazioni sulla profilassi antitrombotica nei pazienti ricoverati affetti da infezione dal COVID-19.


-Nei pazienti acuti e critici senza TEV confermato o sospetto, viene suggerita la terapia anticoagulante a dose profilattica (questo in attesa dei risultati degli studi randomizzati in corso :REMAP-CAP, ACTIV-4 e ATTACC).


-Malati critici: quelli da terapia intensiva con supporto emodinamico, ventilatorio o dialitico

-Malati acuti: quelli ricoverati in medicina con dispnea o ipossia lieve o moderata

-Tipo di anticoagulante: non c’è evidenza di superiorità tra EBPM, ENF, Fondaparinux, scegli in base al paziente, alla disponibilità e minimizza il contatto del personale sanitario con paziente per la terapia ( meglio una somministrazione/die)


Il rapporto rischio beneficio promuove le dosi profilattiche (es. Enoxaparina 4000/die; 4000x2 se BMI >40; 3000/die se Clcr 15-30 ml/min) sulle dosi intermedie o terapeutiche.


Il trattamento anticoagulante a dosi terapeutiche si associa ad una riduzione modesta e non significativa (OR:0.86) degli eventi trombotici e ad un aumento del rischio emorragico di quasi 4 volte.


Solo nel paziente con rischio trombotico elevato per storia clinica (es. pregresso TEV idiopatico e/o recidivante) e basso rischio di sanguinamento può essere preferibile la terapia anticoagulante a dose intermedia o terapeutica.



www.diegotonello.com

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