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On PICC Thrombosis and Bad Luck



Anna è una infermiera del DH oncologico, un giovane talento, mamma di due bambine, un tesoro con i pazienti.

Ma oggi viene da me come paziente. La mammografia le ha riservato una sorpresa ed è passata dall’altra parte. Triplo negativo.

Deve posizionare un PICC per iniziare la CT.

Tra sanitari c’è un po’ di titubanza quando si fanno delle procedure ai colleghi. La legge di Muphy è sempre in agguato. Puntualmente ci ridiamo su, mentre facciamo gli scongiuri

Posiziono un PICC al braccio sinistro, ma al controllo Rx torace il PICC fa un loop in succlavia (secondo caso che mi capita su oltre 1000 impianti). Lo rimuovo a tempo zero e ne posiziono uno sull’arto controlaterale. Controllo ecografico della succlavia e della giugulare perfetto.  Faccio un secondo torace per sicurezza: il PICC è ben posizionato, può essere usato.

Dopo due mesi mi chiama. Il braccio destro si è gonfiato.

L’ecoDoppler sentenzia la TVP su PICC a livello della succlavia destra. Il resto del PICC va bene, niente deposito di fibrina, niente trombosi pericatetere in vena basilica.

Inizia la terapia anticoagulante. Le mancano due sedute di CT e poi ha finito. Il PICC funziona ancora, decido di lasciarlo in sede.

Non escludo uno stretto toracico bilaterale.  La trombosi da traumatismo venoso dovrebbe iniziare dalla sede di inserzione o coinvolgere tutto il PICC, mi viene spontaneo pensare.


“Te lo dicevo dottore mio dagli occhi belli, è la sf..ortuna di noi sanitari quando diventiamo pazienti”.   Capisco perfettamente quello che sta provando, ma credo poco alla sfortuna.


“Shit happens”, dicono elegantemente gli anglosassoni.

Sono cose che capitano. In fondo parliamo di una paziente con una neoplasia solida in CT.


 E ora abbiamo cure efficaci sia per la trombosi che per il cancro.

La trombosi venosa correlata a PICC nei pazienti oncologi è un evento atteso e per nulla infrequente. Ce lo aspettiamo particolarmente nei pazienti con neoplasia o linfoadenopatia mediastiche, che comportano la compressione ab extrinseco dei vasi.

Un recente studio prospettico Veronese ha valutato 120 pazienti con neoplasie solide in CT che hanno posizionato una accesso centrale, confrontando gli esiti di tra PICC  tradizionale e PICC port.

E’ stata eseguita una ecografia  30 e 90 giorni dall’inserimento anche in assenza di sintomi suggestivi di TVP.

Una paziente su 4 che avevano un neoplasia solida ad alto rischio di trombosi ha presentato una TVP (succlavia o ascellare) o TVS (basilica/omerale)  PICC correlata, ma solo il 20% di essi era sintomatico.

L’incidenza di TVP era maggiore con i PICC tradizionali rispetto ai PICC port. Neoplasie maligne considerate ad alto rischio sono i tumori del pancreas, dello stomaco, del polmone, delle ovaie, dell'tratto uroteliale e del fegato.

Il PICC team ha seguito le raccomandazioni internazionali in modo impeccabile per l’impianto. L’angiologo di riferimento è una persona di estrema affidabilità.

Le attuali linee guida non raccomandano la sorveglianza ecografica dopo l’impianto dei PICC. I dati presentati, che dovranno confrontarsi con quelli altri centri, ci dicono di tenere un alto stato di allerta in questi pazienti e di non ritardare un controllo ecografico in corso di sintomi anche lievi.

Mi domando se dovremmo valutare la presenza stretto toracico nei pazienti prima di posizionare un PICC.


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