I vaccini disponibili contro il COVID-19 hanno dimostrato efficacia nella prevenzione dell’infezione sintomatica e nella riduzione dei ricoveri e della mortalità da COVID-19.
Nonostante profili di sicurezza accettabili negli studi randomizzati controllati di fase 3, le preoccupazioni relative a potenziali effetti collaterali rari, incluso il rischio di tromboembolia, rendono ragione dell'esitazione vaccinale.
Una sindrome distintiva di trombocitopenia immune trombotica indotta da vaccino (VITT) associata ad anticorpi patogeni antifattore piastrinico 4 è stata segnalata dopo due vaccini con vettori adenovirali contro SARS-CoV-2.
Tuttavia, questa complicanza trombotica legata ai vaccini SARS-CoV-2 è estremamente rara con un'incidenza stimata di 0,73 per 100.000 dosi del vaccino (molto più rara rispetto alla condizione analoga secondaria all’esposizione prolungata ad eparina che è pari a 0.2-2%).
La maggior parte degli eventi tromboembolici ed emorragici dopo la vaccinazione contro SARS-CoV-2 sembrano indipendenti dagli anticorpi anti-PF4. I rischi di trombo-embolia ed emorragia dopo la vaccinazione contro SARS-CoV-2 rimangono in gran parte sconosciuti e non sono mai stati valutati in modo completo negli RCT di fase 3 in quanto sottodimensionati per tale scopo.
I rischi di TEV ed emorragia sono stati analizzati anche in studi di coorte nazionali.
La coorte più grande inglese (oltre 19 milioni di persone) ha mostrato un aumento del rischio di trombocitopenia, TEV e trombosi cerebrale entro 28 giorni dalla vaccinazione con adenovirus.
Un’altra corte inglese di 9.5 milioni di pazienti vaccinati a RNA ha mostrato un amento di rischio di trombosi arteriosa, ictus e trombosi cerebrale, senza eventi suggestivi rischi di trombocitopenia o TEV.
Le altri coorti nazionali vaccinate con vittore virale (280.000 Danimarca e Norvegia; 1.7 milioni Scozia, 280.000 Sudafrica) o vaccino aRNA (820.000 Scozia, 880.000 Irsaele) non hanno osservato aumento di rischio di trombosi venosa, trombosi arteriosa o emorragia.
I risultati contrastanti degli studi di coorte potrebbero indicare maggiormente un diverso rischio genetico di popolazione, più che l’effetto del vaccino.
Le metanalisi dei trial multinazionali controllati supererebbero questo scoglio per le distribuzioni omogenee tra pazienti vaccinati o trattati con placebo.
E’ stata recentemente pubblicata una revisione sistematica e una meta-analisi degli RCT di fase 3 per stimare i rischi di trombo-embolia, emorragia e morte correlati a trombosi o emorragia dopo la vaccinazione contro SARS-CoV-2.
Sono stati estrapolati e analizzati gli 8 studi con basso rischio di bias, per un totale di 195.196 partecipanti, metà dei quali trattati con placebo.
La maggior parte dei pazienti era di età inferiore a 60 anni e di razza caucasica.
Il rischio relativo di tromboembolismo venoso dopo vaccinazione era di 1.14, ma privo di significatività statistica, indipendentemente dal vaccino utilizzato, con una differenza di rischio tra i due gruppi di 7.8 eventi su 100.000 e ben 52 eventi su 100.000 nel gruppo placebo.
Per quanto riguarda il rischio di tromboembolia arteriosa, il vaccino presenta un rischio relativo di 0.97, sempre privo di significatività statistica. Gli eventi nel gruppo placebo erano di 38/100.000 persone, meno del gruppo dei vaccinati.
L'analisi dei sottogruppi non ha dimostrato un aumento del rischio di tromboembolia arteriosa o TEV per nessun vaccino, incluso il sottotipo di vettore adenovirale .
I rischio relativo di emorragia dopo vaccinazione era dello 0,97. Con 18 eventi per 100.000 persone nel gruppo placebo , praticamente sovrapponibili al gruppo di vaccinati.
Il rischio relativo di morte per emorragia o trombosi post vaccino era 0.53, ed apparso maggiore nel gruppo placebo (9/100.000 vs 5.3/100.000) anche in questo caso senza significatività statistica neanche dopo l’analisi per sottogruppi.
Sebbene non si possano escludere rischi marginali di tromboembolia ed emorragia in alcune popolazioni di sottogruppi, l'incidenza stimata di questi eventi è molto bassa non paragonabili ai benefici della vaccinazione contro SARS-CoV-2 e dell'elevata incidenza globale di casi gravi e fatali di infezione da SARS-CoV-2.
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