I Pazienti affetti da arteriopatia periferica sono ad alto rischio di complicanze dopo interventi di rivascolazione.
I risultati dello studio Voyager ci dimostrano che almeno un paziente su 5, trattato con la consueta terapia va incontro a un evento cardiovascolare maggiore o a morte dopo un intervento di rivascolarizzazione agli arti inferiori.
L'aggiunta di rivaroxaban alla dose di 2,5 mg due volte al giorno all'aspirina ha ridotto questo rischio di circa il 15%.
Il vantaggio è evidente precocemente e le curve di Kaplan–Meier si separano già a 3 mesi.
Il tasso di sanguinamento in corso di doppia terapia è stato considerato accettabile e non c'è stata nessuna emorragia fatale o intracranica.
Attualmente le linee guida raccomandano la terapia antiaggregante (aspirina o clopidogrel) nei pazienti con PAD sintomatica, indipendentemente del contesto clinico. Altri regimi terapeutici sono in classe di raccomandazione IIb.
La pratica comune della temporanea doppia antiaggregante piastrinica dopo la rivascolarizzazione periferica è supportata solo da studi osservazionali o da dati estrapolati dalla rivascolarizzazione coronarica.
Questi dati rafforzano le evidenze emerse dallo studio COMPASS, che tra i pazienti malattia cardiovascolare aveva incluso una quota di pazienti con PAD sintomatica e che aveva dimostrato una riduzione del rischio di eventi cardiovascolari con l'introduzione di rivaroxaban alla dose di 2,5 mg due volte al giorno aggiunto all'aspirina.
Bonaca MP, Bauersachs RM, Anand SS, et al. Rivaroxaban in Peripheral Artery Disease after Revascularization. N Engl J Med. 2020;382(21):1994‐2004. doi:10.1056/NEJMoa2000052
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